Il lavoratore può tutelare i propri diritti ottenendo il riconoscimento della natura subordinata del lavoro, a prescindere dalla qualificazione del rapporto fatta dalle parti al momento della stipula del contratto di lavoro.
L’elemento tipico che contraddistingue il rapporto di lavoro subordinato dal lavoro autonomo è costituito appunto dalla subordinazione, intesa quale disponibilità del prestatore nei confronti del datore, con assoggettamento al potere organizzativo, direttivo e disciplinare del datore di lavoro, ed al conseguente inserimento del lavoratore nell’organizzazione aziendale con prestazione delle sole energie lavorative corrispondenti all’attività di impresa.
Non sempre, però, la subordinazione, appare evidente; talvolta infatti, contratti di lavoro qualificati come autonomi o collaborativi ‘nascondono’ veri e propri rapporti di natura subordinata.
In questi casi, il lavoratore può tutelare i propri diritti ottenendo il riconoscimento della natura subordinata del lavoro, a prescindere dalla qualificazione del rapporto fatta dalle parti al momento della stipula del contratto di lavoro.
Ciò che importa, quindi, sono le effettive modalità con cui viene svolta la prestazione lavorativa, che dovrà essere valutata nel suo complesso.
Gli indici rivelatori della subordinazione sono stati individuati nel tempo dalla giurisprudenza. Tali indici sono:
- il carattere continuativo della prestazione,
- la forma della retribuzione
- l’obbligo di osservare un orario di lavoro,
- l’utilizzazione di strumenti di lavoro e lo svolgimento della prestazione in ambienti messi a disposizione dal datore di lavoro,
- l’assenza di rischio in capo al lavoratore circa l’esito positivo della prestazione svolta.
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